lunedì 16 gennaio 2012

Scipione si commuove sulle rovine di Cartagine-Polibio

Si dice che Scipione, vedendo dall'alto che la città era finita completamente verso la distruzione finale, abbia pianto, e divenne chiaro che si lamentava per i nemici: essendo divenuto saggio (avendo a lungo riflettuto fra se) e avendo compreso che occorre che città, popoli, e interi imperi cambino, come gli uomoni, il destino, e che Troia, città un tempo fortunata, subì ciò, lo subì quella (l'impero) degli Assiri, dei Medi e dei Persiani, diventato in quei tempi una grandissima autorità, e a quello dei Macedoni, dopo aver brillato poco fa, e sia volendolo, sia poichè un discorso gli sfuggiva disse: "Ci sarà un giorno in cui Ilio sacra andrà in rovina, e Priamo e il popolo valoroso dalla bella lancia".
Dicono che dopo che Polibio gli chiese con schiettezza (era infatti suo maestro) cosa quel discorso significasse disse che aveva evitato di nominare la patria con certezza, per la quale dunque aveva paura dopo aver considerato le cose umane. Lo stesso Polibio scrisse queste cose dopo averle ascoltate.

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